La crisi economica dell’Italia e la proposta del Movimento 5 Stelle per il lavoro garantito: stipendio minimo e occupazione, in cosa consiste.
Mario Turco, senatore e vicepresidente del Movimento 5 Stelle, ex sottosegretario con delega alla Programmazione economica e agli investimenti nel governo Conte bis, così come riporta fedelmente FanPage.it, ha presentato una proposta per il “lavoro garantito” in occasione dell’Assemblea Costituente del partito.
Il lavoro garantito: la proposta di Mario Turco
Nel periodo post-pandemico, il potere d’acquisto delle famiglie è stato eroso del 15% a causa dell’inflazione, mentre i salari reali si sono rivalutati di solo il 6%. La cancellazione del reddito di cittadinanza ha aggravato la situazione, portando a un record storico di povertà: 5,7 milioni di individui sono stati colpiti duramente.
Il divario tra ricchi e poveri è cresciuto e continua a crescere. Per rilanciare l’economia, è necessario che lo Stato torni a essere un promotore economico, sostenendo politiche espansive orientate all’innovazione.
La proposta presentata da Turco, ci parla del “lavoro garantito” che rappresenta una delle sfide più importanti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Questo implica la possibilità di garantire agli italiani un’occupazione dignitosa a breve termine.
Il Senatore, a tal proposito, fa sapere tramite un redazionale di FanPage.it che: “Nei prossimi giorni, il tema sarà oggetto di discussione e approfondimento, nella speranza che possa essere una delle nuove frontiere del M5S. Al tempo stesso, la proposta è stata già tradotta in un disegno di legge depositato al Senato dal titolo “Delega al governo per il lavoro garantito: il Piano Nazionale per la piena occupazione”.
I finanziamenti: quanto occorre
La proposta indaga pure sui finanziamenti statali e, in merito Mario Turco fa il punto della situazione in maniera dettagliata: “Considerando che, realisticamente, al programma potrebbero accedere 1,5 milioni di individui, a cui riconoscere un importo pari a 1.000 euro lordi al mese, la spesa si attesterebbe intorno ai 20 miliardi – considerando pure i costi di gestione e/o la fornitura di mezzi e strumenti.
Si tratterebbe, quindi, di un intervento sostenibile, anche perché dopo la fase di avvio la misura sarebbe in parte autofinanziata dall’effetto moltiplicatore “di ritorno” dell’aumento di consumi ed entrate tributarie”.
E ancora: “È bene precisare che tale cifra corrisponde a meno del 2% della spesa pubblica, addirittura inferiore ai costi da sostenere per portare le spese militari allo stesso 2% del Pil. È da escludersi – lo diciamo chiaro e tondo – qualsiasi ipotesi di aumento delle tasse come forma di finanziamento”.
La proposta per il lavoro garantito vuole facilitare l’avvio del progetto e la piena occupazione.
Per questo motivo: “si potrebbe pensare di modulare il programma di inserimento al lavoro progressivamente, ad esempio a scaglioni di età partendo da quelli che hanno più difficoltà al reinserimento lavorativo (gli over 50), oppure di anzianità di disoccupazione per arrivare così alla piena occupazione in un certo quanto accettabile intervallo di tempo”, conclude Turco.